martedì 25 ottobre 2022

 

N.6 Il trauma infantile e il disturbo borderline di personalità.

 


È proprio una persona sensibile! Ipersensibile, direi. soffre per un nonnulla…È incontenibile, aggressivo, non gli puoi parlare…Fa cose sconsiderate, è troppo impulsivo, farà una brutta fine se continua così.  

Ipersensibilità, impulsività e aggressività e la diagnosi è ad un passo da te, pronta ad etichettarti, come un barattolo di pomodori pelati che si rispetti, sul banco di un supermercato.

Ogni epoca ha le sue “patologie”, la nostra è caratterizzata dal proliferare dei disturbi di personalità borderline e narcisista. Se ne sente parlare in tv e sulla rete, da esperti o da chi ne è personalmente affetto. Andate su Google e saprete tutto ciò che vorrete sapere. Grazie a Internet e ad alcuni canali come Facebook o Tik Tok , chi ha una diagnosi o una difficoltà, può ritrovarsi in un video che testimonia una esperienza personale, allo scopo di essere d’aiuto ad altri, per esempio, dimostrando che si può essere felici anche se privi di un arto o “poliamorosi” o con la sindrome di Tourette.

Di questi tempi è facile ricevere la diagnosi di disturbo di personalità borderline: un adolescente fuori controllo; una persona eccessivamente impulsiva o con comportamenti autodistruttivi; una persona gravemente autolesionista, sessualmente promiscua, aggressiva, dipendente da sostanze ecc. Ma il tratto distintivo riconosciuto oggi dagli esperti di DBP (Marsha Linehan) è l’ipersensibilità emotiva, l’estrema vulnerabilità, che porterebbe ad avere comportamenti sconsiderati e inaccettabili.

Cerco di farla breve, sperando di riuscirci:

I problemi psicologici sono di diversa natura ed entità. 

1) nevrosi

2) disturbi di personalità 

3) disturbi psichiatrici. 

I primi possono presentarsi nella maggior parte di noi e possono essere trattati con un counseling psicologico nei casi più semplici, oppure con una psicoterapia. 

I disturbi di personalità sono più complessi e difficili da affrontare. 

I disturbi psichiatrici sono i più gravi e necessitano spesso di un intervento integrato tra farmacoterapia e psicoterapia. 

 

Per molto tempo ho sospettato che la diagnosi di disturbo borderline nascondesse un giudizio negativo da parte del sistema curante contro la persona che ne soffriva.

Un po’ come oggi accade per il disturbo narcisistico, spesso citato dai giornali quando scrivono di femminicidi. È curioso che chi soffra di depressione venga colpevolizzato per la propria immensa inspiegabile sofferenza. Il Borderline invece lo è sia per la sofferenza che prova egli stesso, che per quella che reca a chi gli sta vicino. Il narcisista, che ha una forte armatura difensiva, è condannato dalla società per la sofferenza che provoca negli altri, perché lui sembra non avere sentimenti.

Per anni ho guardato con triste dolcezza alle persone con diagnosi borderline, sospettando in cuor mio di averla anche io, e ho rifiutato di approfondire quegli approcci terapeutici che le descrivevano persone manipolatrici, invischianti, violente. Eppure, sapevo che spesso sono proprio così, che avere un amico borderline non è cosa facile, curarlo con la psicoterapia un gioco d’azzardo. Restavo a distanza temendone la “distruttività”, nello stesso tempo sentivo dentro di me che non c’è colpa in loro, ma un disperato grido d’aiuto.

Van der Kolk mi ha dimostrato che avevo ragione: dopo aver studiato per anni i sopravvissuti alla guerra del golfo, all’attentato delle torri gemelle o a gravi calamità naturali, mise a confronto due gruppi, uno che aveva vissuto traumi importanti e abusi nell’infanzia e un altro con diagnosi borderline.  Scoprì che il primo gruppo presentava comportamenti rientranti nella diagnosi di borderline e che il secondo aveva vissuto traumi e abusi in tenera età, arrivando a dichiarare, dati alla mano, che la gran parte dei disturbi cosiddetti borderline sono invece la risultante di traumi infantili ripetuti e continuativi, che sviluppano nei bambini uno stile di attaccamento insicuro disorganizzato che li renderebbe poco adattabili alla vita adulta e alle relazioni d’amore.

Secondo Van der Kolk il disturbo borderline, se provocato dalle esperienze traumatiche precoci, potrebbe essere inquadrato nella diagnosi di disturbo post traumatico infantile. Suona diverso, no? fa pensare ad un bambino che è stato infelice ed è diverso dal dire "è manipolativo e distruttivo"

Quando nella storia di vita non dovessero rintracciarsi evidenti maltrattamenti e abusi, la persona potrebbe aver vissuto comunque dei traumi importanti nella sua infanzia, traumi di cui non ha consapevolezza, né ricordo alcuno che non sia il malessere che si porta dentro. 

“Ho avuto una mamma chioccia molto protettiva…” mi ha raccontato un’amica con una dipendenza affettiva e ansia da solitudine “…eppure piangevo per ore quando restavo a casa la notte con mia sorella piccola perché i miei lavoravano sino a tardi in un bar poco distante”. Senza scomodare i disturbi di personalità né quelli psichiatrici come il DID (Disturbo dissociativo dell'Identità) e la Schizofrenia, molti sintomi psicologici sembrano essere prodotti dalla frammentazione della personalità infantile a causa di esperienze precoci dolorose e traumatiche.

Immaginare le reazioni incomprensibili, disorganizzate ed eccessive dei borderline, come reazioni involontarie, tipiche di chi ha vissuto dei forti traumi, riconoscere nei loro occhi l’angoscia di un bambino, la ribellione estrema di un adolescente, l’orrore senza nome di un fanciullo abusato o maltrattato o abbandonato, mi ha persuasa della necessità di essere delicatissima con queste persone, perché, a loro insaputa, dentro la loro mente e il loro corpo si muove un bimbo traumatizzato.

Oggi lo studio delle neuroscienze permette di avere un riscontro scientifico ed empirico su come funziona la mente e su come reagisce il sistema nervoso delle persone traumatizzate. E, sempre grazie alle neuroscienze, si può osservare come la psicoterapia generi una trasformazione nel cervello plastico delle persone adulte, in un modo che mi fa pensare ad un gioco molto in voga tra i bambini della mia generazione, l’allegro chirurgo (https://it.wikipedia.org/wiki/L%27allegro_chirurgo )

Con la psicoterapia è come se fosse possibile inserire degli elettrodi nel cervello e attivare alcuni punti del sistema nervoso che per anni hanno interrotto le connessioni neuronali tra loro. Gli elettrodi genererebbero un’energia elettrica che si propagherebbe da un punto ad un altro rimettendoli in contatto. Penso al gergo dell’arrampicata, in cui lo scalatore apre una nuova via che altri dopo di lui possono ripercorrere. La psicoterapia grazie alle sue tecniche apre nuove vie che ripristinano il funzionamento ottimale del sistema nervoso e integrano tutte le parti della personalità.

Il dolore emotivo avrebbe la funzione di mantenere la separazione tra parti del cervello, che per difendersi si sono dovute isolare l’una dall’altra. La psicoterapia fa sperimentare al cliente che non c’è più nulla da temere e da cui difendersi, per cui il dolore si attenua sino ad affievolirsi e a sparire del tutto. Trattando in questo modo le persone affette da disturbo borderline/disturbo post traumatico infantile, si cura la loro disperata ipersensibilità.

 

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