martedì 7 marzo 2023

 

Art. n. 11 seconda parte



immagine di Gabriella Freuli - https://instagram.com/gabriellafreuli?igshid=YmMyMTA2M2Y= textileart


c) la parte freezing, o blocco, come preferisco chiamarla, si difende abbassando al minimo le funzioni vitali fisiche e/o intellettive, si spegne, rallenta, si ottunde. Di fronte ad una situazione difficile può restare imbambolata, incapace di pensare e di prendere decisioni, quasi come se non provasse interesse per ciò che le sta accadendo e per ciò che le sta intorno. Si può estraniare da ciò che la circonda e agire come se non la riguardasse. Questa difesa è molto antica, l’abbiamo in comune con tutti gli animali, compresi i rettili. Il nostro sistema nervoso genera questa modalità blocco quando crede di percepire un pericolo talmente grande da non avere scampo. La sensazione che dà origine ad una reazione del genere è quella di essere appunto in pericolo di vita. Gli animali si fingono morti quando sanno di non avere nessuna probabilità di vincere attaccando o fuggendo. La parte blocco, quindi, ricorda esperienze di panico in cui l’unica possibilità di scampo era restare immobile, invisibile, inerme. È molto facile che un bambino sperimenti il panico e che il suo sistema nervoso adotti questa reazione istintiva e involontaria. Quando, da adulti, si attiva la parte blocco, essa racconta storie di grande spavento, terribili da sopportare.

A qualcuno sarà capitato di restare senza parole, con i pensieri confusi, per esempio nel venire aggrediti verbalmente o per una richiesta inattesa di un superiore. Poi, con il passare del tempo, la mente ha ripreso a funzionare e sono venute fuori le parole non dette o azioni che al momento erano state impossibili da compiere. Qualcun altro può essere rimasto pietrificato dalla paura senza poter muovere un muscolo. Una amica ha visto cadere il figlioletto di pochi anni in piscina senza riuscire a soccorrerlo né a gridare. 

 

d) la parte attacco è in clima di guerra. In guerra non si dorme e non si abbassa mai la guardia. In guerra il sospetto sovrasta tutto, e, in attesa che il nemico si materializzi, bisogna stare molto attenti. Quindi mentre tutti vivono la loro vita e credono di stare al sicuro, la parte attacco è vigile, si guarda intorno e tiene tutto sotto controllo, perché al minimo segnale di pericolo deve scattare: da sentinella sempre all’erta si trasforma in combattente. La parte attacco deve far paura al nemico, è un animale da combattimento, una macchina da guerra, non deve bere con gli amici, ridere e scherzare, e se lo fa è solo in apparenza perché nel suo intimo non smette mai di aspettare che il nemico faccia la prima mossa. La parte attacco attacca. Urla, colpisce con le sue parole, offende, giudica, critica, umilia a ben vedere. Il suo scopo è salvare vite umane. Ma come un Kamikaze può anche sacrificare la propria vita per salvare quella di chi le sta a cuore. La parte attacco ricorda epoche in cui la furia l’ha invasa pur di ribellarsi a situazioni penose. Sono storie adolescenziali, di solito. Storie in cui l’umiliazione e la vergogna avrebbero generato la resa assoluta. Invece la parte attacco si è difesa strenuamente e ha trovato la forza di ribellarsi, anche sembrando pazza e irresponsabile. Chi è fuso nella parte attacco tende a interpretare negativamente quello che fanno le persone con cui si relaziona e spesso aggredisce per futili motivi. Non si fida e non si lascia andare, ma è anche fortemente autocritico, cioè sembra utilizzare l’autocritica come arma per bloccare la spontaneità e gli impulsi ad aprirsi al mondo. Nel mondo animale ci sono svariati esempi che descrivono bene questa parte, un animale da difesa come il cane lupo, amico fedele del suo padrone, per esempio, che siede al suo fianco ma capta l’arrivo di estranei e ringhia mostrando i denti per difendere il territorio. Il gatto che soffia e arcua la schiena quando si sente minacciato. Sono comportamenti istintivi di protezione del branco e di sé stessi che hanno garantito la sopravvivenza della specie e sono iscritti nel patrimonio genetico. Il Sistema Nervoso Autonomo si può attivare in modo automatico quando interpreta uno stimolo come segnale di pericolo.

e) la parte fuga si difende attraverso l’evasione. Non sempre si manifesta con una palese fuga fisica. Può evitare luoghi in cui sente disagio e persone che le creano malessere, oppure può cercare degli stimoli che la distolgono da ciò che la turba profondamente. Droghe, cibo, sesso possono generare uno stato di eccitazione, di ebbrezza, di piacere, o di ottundimento che distolgono l’attenzione da altre emozioni che la parte sente insopportabili, connesse ad un evento ansiogeno o doloroso. La parte racconta di traumi vissuti nel passato e resi tollerabili con queste strategie di evitamento. Non fa che mettere in pratica le azioni che hanno avuto successo nell’infanzia: guardare il soffitto immersa nelle fantasie mentre i genitori litigano violentemente, abbuffarsi di dolci per non sentire la solitudine, masturbarsi per trasformare in eccitazione sessuale la rabbia che non è permesso esprimere per delle umiliazioni subite. Nel mondo animale questo comportamento è espresso dalla fuga vera e propria, oppure dalla tendenza di alcune bestiole a nascondersi, a muoversi in maniera furtiva, cercando di farsi notare il meno possibile. La parte fuga ha bisogno di tanta delicatezza e pazienza per essere calmata. Ci sono persone che fuse nella parte fuga, possono sembrare talmente spaventate dalla relazione, così timide, da spingere chi si relaziona a loro a lasciar perdere, ad allontanarsi spontaneamente per non essere invadenti.


Queste parti piccole possono essere presenti in tutti noi, ma apparire ed alternarsi al sé della vita di oggi senza creare problemi. Ci può essere una certa consapevolezza della loro esistenza ed anche una qualche armonia tra loro, ma in genere il Sé della vita di oggi mantiene la guida e media tra le diverse modalità, cercando il sistema più efficace per affrontare le situazioni di difficoltà. In caso di storie altamente traumatiche (esperienze di vita violente o di grande trascuratezza o spaventose) oppure in caso di estrema sensibilità caratteriale del bambino, alcune di queste parti si attivano violentemente e prendono il posto del Sé della vita di oggi fondendosi completamente con esso e dando la convinzione irremovibile che nel presente si stia replicando l’evento traumatico vissuto nel passato, nello stesso identico modo. La reazione è dunque automatica ed estrema, infantile o animale che dir si voglia, ma non più adeguata alla situazione presente, così come invece lo era stata momento del trauma.

venerdì 17 febbraio 2023

 

N.11 (parte prima)



                                             Opera di Gabriella Freuli


Ma cosa è un Trauma? Il trauma viene definito come “qualsiasi cosa accada a una persona che venga percepita come “troppo e troppo in fretta”, “troppo e per troppo tempo”, o “non abbastanza per troppo tempo”. (“Esercizi Polivagali per la sicurezza e la connessione” - Deb Dana del 2020 – che cita a sua volta un testo del 2014 di Duros e Crowley).

Negli articoli precedenti ho descritto cosa avviene nel sistema nervoso in risposta ad un evento traumatico: 1) La dissociazione dal ricordo del trauma produce una frammentazione della personalità in diverse parti.

2)le parti rimangono cristallizzate, uguali a loro stesse, senza la possibilità di evolvere nel tempo, e hanno l’età psicologica della persona al momento del trauma.

3) Il Sé della vita di Oggi è ciò che della Personalità cresce e diventa adulto, permettendo il massimo adattamento all’ambiente esterno, malgrado i traumi subiti.

Per far conoscere le parti vorrei descrivere alcuni modi di fare delle persone adulte, che assomigliano al comportamento dei bambini e degli animali. Sono modi di fare istintivi, comuni a molti di noi, in cui le varianti individuali sono solo superficiali.

Nel corso della crescita alcuni di questi comportamenti vengono abbandonati e sostituiti da atteggiamenti più moderati, riflessivi, creativi.

Queste “parti” piccole, all’interno della personalità che le accoglie e di cui si compone, agiscono con comportamenti di difesa elementari, semplici e primitivi, che ricordano appunto il mondo animale.

La loro funzione è difendersi dal trauma.

a)     La parte attaccamento si difende in due modi diversi:

1)     se è in presenza della persona amata, è aggrappata ad essa, fisicamente o mentalmente. Non può tollerare distrazioni. Se l’altro è impegnato in qualcosa, si sente trascurata e cerca di riassorbire tutta l’attenzione su di Sé. È spaventata dall’idea di essere abbandonata e si sente tranquilla solo se ha il pieno controllo sull’altro. È estremamente sensibile e capta anche i più piccoli segnali di allontanamento. Si offende facilmente e interpreta ogni minima mancanza dell’altro come una violenza e un tradimento. In questo modo la parte attaccamento sembra raccontare di aver già vissuto un tradimento o un abbandono; quindi, non sta raccontando di essere stata semplicemente lasciata o rifiutata o ingannata, ma di essere stata abbandonata in tenerissima età, di essere stata ferita nel profondo di un’anima ancora in formazione ed in uno stato di totale dipendenza. Racconta in questo modo di vivere nel terrore di essere nuovamente abbandonata e di voler fare tutto il possibile per evitarlo. Qualcuno di noi si è sentito così e sa di cosa parlo, qualcun altro sta immaginando una persona che conosce o con cui ha avuto una relazione. Chi è fuso in questa parte attaccamento può controllare il cellulare dell’altro o i suoi profili social, può limitarne la libertà d’azione con una gelosia eccessiva. Può pretendere un rapporto esclusivo e simbiotico.

 

2)     Se è sola, la parte attaccamento si esprime con un grido d’aiuto. Si sente incapace di vivere e di provvedere autonomamente a sé stessa, ha paura di tutto, ma principalmente si sente disperata e in pericolo di vita. Per queste ragioni la parte attaccamento fa richieste strazianti di aiuto, piange a dirotto e trema. Le persone che sono fuse nella parte attaccamento quando sono sole dicono di sentire un’angoscia lancinante nel petto che fa passare loro la voglia di vivere e non fa desiderare altro che di ricongiungersi con l’altro perduto, a qualunque costo. Chi si è sentito così sa di essere stato disposto a tutto pur di non perdere la persona che ama o da cui si sente amato. Anche queste emozioni raccontano qualcosa che è già accaduto in un’epoca della vita in cui realisticamente l’essere lascito solo ha innescato il terrore e tutta una serie di azioni rivolte a suscitare in altri l’impulso ad accorrere in soccorso.

 

b)     La parte sottomissione si difende obbedendo a richieste esplicite e dirette, ma anche a richieste non formulate in modo chiaro. Anticipa i bisogni dell’altro, si sacrifica, si fa carico di tutto. In fondo in fondo nutre un sottile senso di colpa che la spinge a sacrificarsi per espiare e ritornare degna d’amore. In questo modo si assicura la vicinanza delle persone care. Si addossa la responsabilità di tutto e quando riceve una critica è persuasa di essersela meritata. La parte sottomissione racconta la storia di un trauma in cui, pur essendo stata vittima di maltrattamenti da parte delle persone che l’avrebbero dovuta proteggere, non può concepire che esse siano cattive e pericolose, perché non avrebbe più nessuno a cui ricorrere. Per un adulto autosufficiente fuggire via da chi lo perseguita può rappresentare la salvezza. Ma la parte sottomissione racconta una storia avvenuta nell’infanzia e un bambino non può scappare. Per questo motivo la parte sottomissione si convince di essere stata vittima di qualcosa che si è meritato, che se fosse stata più attenta e sottomessa non sarebbe accaduta. Le persone care che la puniscono con umiliazioni, con percosse o trascurandola, non sono cattive, ma è lei a provocare in loro quei comportamenti. È lei l’unica colpevole, mentre gli altri sono bravi e buoni. Chi non ha mai visto un cucciolo di cane con le orecchie basse e la coda tra le gambe, guaire ai piedi del suo padrone dopo essere stato sgridato o malmenato. Sembra chiedere perdono. Qualcuno invece ricorda di essersi sentito in colpa dopo aver ricevuto una sfuriata inattesa, anche senza sapere che cosa avesse fatto di male. Oppure ha temuto di essere giudicato negativamente solo per aver espresso un proprio pensiero o un sentimento. Queste sensazioni raccontano di esperienze vissute e forse dimenticate con il cervello sinistro, che restano impresse sottoforma di sensazioni corporee ed emozioni nel sistema nervoso autonomo o sottoforma di immagini ed emozioni nel cervello destro.

 




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