martedì 2 febbraio 2016

L'adolescenza : quale opportunità!



La vita di ognuno di noi può essere descritta come un ciclo che inizia con la nascita e finisce con la morte. All'interno di questo ciclo ci sono delle porzioni di vita che rappresentano occasioni importanti di crescita.
Per esempio, dal punto di vista psicologico, la nascita del primo figlio rappresenta una rivoluzione dell'identità del genitore perchè coincide con la nascita del genitore come tale.

Mi piace definire le mamme con bambini di pochi mesi "mamme appena nate", anche se hanno superato i 40 anni. A proposito di questo voglio aprire una parentesi: quando sento dire che fare un figlio a quaranta anni è una cosa inusuale non sono d'accordo. Qualche decennio fa, quando ancora non si usavano i contraccettivi, le donne cominciavano a procreare intorno ai ventanni e finivano con la menopausa. La novità dei giorni nostri è che a nascere in prossimità della menopausa della madre sia il primo figlio . Chiusa la parentesi.
Quando si è stati figli per 40 anni è facile immaginare quanto possa essere sconvolgente diventare a propria volta genitori, considerando specialmente il quadro socioculturale odierno, in cui viene mitizzata la giovinezza e demonizzata la maturità.
Numerosi sono i cambiamenti evolutivi nei genitori prodotti dai momenti topici dell''infanzia dei propri figli, ma in questa sede vorrei concentrarmi sulle opportunità di crescita offerte dalla fase adolescenziale.


L'adolescenza comincia a circa 12 anni per le ragazze e 14 anni per i ragazzi. La pubertà intorno ai 9, 10 anni. Durante la pubertà il cervello è ancora immaturo: il pensiero concreto, legato al pragmatismo, alla percezione e al movimento, è predominante. Le proprietà di linguaggio del bambino traggono in inganno inducendo gli adulti non esperti di questa fascia d'età a comunicare con loro alla pari, ma il confronto e lo scambio può risultare frustrante perchè le emozioni la fanno da padrone.
Quando il bambino piccolo urla e strepita per la rabbia o piange disperatamente, in modo calmo, si può tentare di tranquillizzarlo con parole semplici e con fermezza. Quando si dice che bisogna spiegare tutto ai bambini anche quando sono molto piccoli significa che bisogna usare un linguagio adeguato alla loro età, che catturi la loro attenzione e sia tradotto in immagini. Tipo: la pazienza della mamma è come una grande, grande brocca che si riempie d'acqua. Poi ad un certo punto arriva una gocciolina piccola piccola che dice, mi fai tuffare pure a me? e la brocca non ce la fa più e tutta l'acqua viene fuori. Così è quando la mamma si stanca... durante la pubertà non si può più usare questo linguaggio, ma neanche si può interloquire alla pari. Il bambino non è in grado di recepire concetti complessi e astratti. Bisogna ancora essere chiari e concreti, usando però il tono che si userebbe con un adulto, per trasmettergli il messaggio "ora che sei grande..." ma ricordando a se stessi come genitori, che il figlio ancora grande non è.
Questa fase è paragonabile ad una prima crisi adolescenziale. Spesso si sentono i genitori dire: ma non è troppo presto per la ribellione adolescenziale? Quello che accade in questo periodo è frutto della tempesta ormonale. Gli ormoni agiscono principalmente sull'emotività. Il periodo che precede il menarca per esempio può essere come una sindrome premestruale della durata di mesi. Paragonabile per lo stesso motivo al periodo di premenopausa delle donne adulte:
  • insonnia
  • rabbia
  • fragilità emotiva
  • variazioni improvvise dell'umore
  • ecc.
Le crisi d'ira sono violente e incontrollabili anche per i ragazzi. Tutto diventa un motivo di conflitto, di polemica vuota e inconsistente. Le loro argomentazioni sono molto simili a quelle di un bambino di 3 anni, irragionevoli e prepotenti. Ma, mentre il bambino piccolo fa tenerezza, il ragazzino irrita e provoca indignazione anche nell'adulto più paziente. E' una sfida continua.
Con il passare del tempo le turbolenze emotive si placano e inizia un periodo molto stimolante in cui si intravede la persona che sta per compiersi. A momenti di crisi e oppositività si alternano momenti di dolcezza. Ad una lite violenta può seguire una pacatezza ricca di riflessioni. Il ragazzo e la ragazza, per ore chiusi nella loro stanza, possono irrompere con racconti dettagliati della loro giornata. Hanno tutto il giorno davanti la faccia il loro cellulare, si nascondono e scrivono diari segreti, ma alla prima delusione con un amico o con la persona di cui sono innamorati, vengono a piangere tra nostre braccia.
E' questo un momento molto importante per la crescita psicologica del ragazzo, ma anche per la crescita psicologica del genitore.
L'adolescenza del figlio puè essere un'opportunità per sperimentare la costanza dell'amore, la solidità della relazione e quanto le emozioni, anche quelle negative (odio, rabbia, dolore) non abbiano il potere di distruggere il  mondo esterno. Il genitore è l'oggetto a cui sono indirizzate le emozioni negative.
Mamma ti odio...
e la madre invece di andare in pezzi risponde, o dimostra con il suo comportamento:
- Io so che mi vuoi bene, e so anche che mi odi perchè non ti faccio fare tutto quello che vuoi, ma non importa, anche io ti voglio sempre bene, sebbe in certi momenti tu sei veramente insopportabile.
Integrare il bene e il male è la cosa più difficile per la psiche umana. Chi non ha operato questi processi da piccolo, con l'aiuto dei suoi genitori, chi non l'ha potuto fare per via di esperienze traumatiche o perdite precoci;  chi ha visto i genitori sopraffatti dagli attacchi, difendersi, o piangere o attaccare a loro volta, non ha avuto modo di fare questo lavoro intrapsichico.
L'adolescenza del proprio figlio può diventare dunque una meravigliosa occasione.
Il proprio cucciolo, amato, si allontana e lo fa nella peggiore delle maniere. Sembra aver rinunciato per sempre alle carezze e al dialogo. Il ragazzo estremizza il suo desiderio di autonomia e nega a se stesso la paura del crescere. Il genitore può restare fermo e inattaccabile, come un albero dalle radici profonde le cui fronde però si possono agitare nel vento. I rami scossi ne dimostrano la presenza. Anche il genitore si arrabbia, ma non considera mai un attacco personale anche il più feroce scontro. Non ignora, ma accoglie, facendosi spingere dalla forza delle emozioni. Senza arretrare. E' pesante sostenere la tua rabbia, mi stufo anche io, ma so che passerà e quando vorrai io sarò qua, ti aspetto.
Il genitore che riesce a vivere nel suo corpo questa esperienza dice costantemente a se stesso: lui mi ama perché io sono il suo genitore. E' mio dovere resistere perché se io crollassi, crollerei in lui stesso, la sua forza crollerebbe e il suo futuro di persona adulta, perché io sono la sua forza.

Questo può essere come un vero rito di iniziazione moderno per l'adulto che accetta di assolvere sino in fondo al suo Ruolo di Padre e Madre.

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