martedì 9 febbraio 2016

Il Disagio Giovanile


di Loredana Armento
co-conduttrice insieme a Simona Marzano nel Corso per Genitori.
Psicologa, psicoterapeuta, esperta in sostegno alla genitorialità, Consulente Tecnico di Ufficio del Tribunale per i Minorenni di Roma e del Tribunale Civile di Roma.
Oggi parlare di adolescenti molto spesso equivale a parlare di disagio. Di frequente infatti alcune condotte, apparentemente indecifrabili, vengono da noi adulti interpretate come qualcosa di inspiegabile, di strano, di patologi­co. In realtà proprio quelle condotte adolescenziali così curiose sono profonda­mente significative delle difficoltà che i giovani incontrano nel loro percorso verso l'età adulta. Diventare grandi è un compito difficile: ne siamo testimoni noi che oggi siamo adulti, ne sono indicativi le esigenze e le richieste degli adolescenti di cui ci oc­cupiamo. Crescere quindi e maturare avviene anche attraverso momenti di difficoltà, di crisi, di disagio. Questo dato non è un allarme, ma piuttosto un invito a riflette­re più intimamente sui bisogni degli adolescenti e uno stimolo a gestire pro­prio insieme a loro quei momenti di disagio. Il disagio rappresenta la condizione esistenziale che porta un individuo a met­tersi in discussione, è la manifestazione della fatica che l'adolescente deve compiere nell' affrontare i compiti, le tappe evolutive che la società propone e richiede allo stesso tempo.


Ogni compito ha la funzione di "mettere alla prova" e di stimo­lare il ragazzo a superare positi­vamente la fase di sviluppo in cui si trova, preparandolo alle fasi successive.
Tra i principali compiti connessi all'età adolescenziale consideriamo:
1.   Sapersi adattare ai rapidi e rilevanti cambiamenti somatici.
2.   Accettare le proprie spinte istintive e padroneggiarle secondo modalità
socialmente condivise.
3.   Saper instaurare e mantenere rapporti con i coetanei dello stesso sesso e
di sesso diverso.
4.   Partecipare a gruppi.
5.   Sviluppare indipendenza e autonomia.
6.   Stabilire un'interazione adeguata con le istituzioni sociali (scuola, mondo
del lavoro, contesto socio-politico).
7.   Operare scelte relative a un proprio sistema di valori.
8.   Progettare il proprio futuro.

E' bene, è sano che un adolescente attraversi fasi di difficoltà e momenti di scoraggiamento, purché al suo fianco vi siano adulti sensibili, attenti nel gesti­re e supportare tali difficoltà. 
      Le manifestazioni di disagio sono diverse e variabili in relazione alla natura e all'età dell'individuo.
Nei più piccoli, all'incirca intorno ai dieci anni, possiamo riscontrare difficoltà nel ciclo sonno-veglia, alimentazione particolare e difficile, scarso impegno e motivazione nei compiti di scuola, rapporti privilegiati con un'unica figura di ri­ferimento (o familiare o scolastica o extrascolastica), rapporti conflittuali con fratelli o sorelle che rendono pesante il clima familiare. Comportamenti estremamente vivaci in contesti che richiedono una iniziale forma di disciplina, paure particolari slegate dalla quotidianità del bambino, ti­midezza esasperante, paura del buio fronteggiata solo attraverso la presenza di un adulto, utilizzo eccessivo di strumenti informatici elettronici o della TV.
Nei più grandi, tra i dodici e i quindici anni, possiamo individuare difficoltà legate allo sviluppo fisico e sessuale, rapporti con i coetanei sporadici e carat­terizzati da atteggiamenti di sottomissione o di prevaricazione, relazioni diffici­li e alterate con i genitori, comportamenti aggressivi immotivati, scarso o nullo rendimento scolastico, eccessiva timidezza o insicurezza, utilizzo precoce di sostanze tossiche, quali tabacco o cannabis. È bene ricordare che un adolescente impegnato a superare tali momenti non è un adolescente con com­portamenti problematici o a rischio. È piuttosto un adolescente che si sta im­pegnando, che si sta eserci­tando a diventare un adulto equilibrato. II concetto di disagio è distinto e diverso dal concetto di disadattamento che ìndica, invece, una situazione in cui esiste maggiormente un problema di alte­razioni comportamentali più simili all'antisocialità e quindi alla patologia. Si riscontrano cioè condotte a rischio laddove le modalità utilizzate siano di­sfunzionali o inappropriate per l'età o per la propria salute, quali ad esempio bere, fumare, rapporti sessuali precoci, promiscui e non protetti, cattive abitu­dini alimentari, guida pericolosa, comportamenti aggressivi. Tali condotte divengono maggiormente disfunzionali quanto più siano nume­rose ed estremizzate. Dunque immaginiamo il di­sagio giovanile in una di­mensione dinamica, non come uno stato, ma come un processo, un percorso, una serie combinata di diffi­coltà che deve essere gestita mettendo a frutto le proprie risorse e le opportunità of­ferte dall'ambiente.



Nessun commento:

Posta un commento




Questo sito pubblica articoli e notizie su temi psicologici di interesse comune, basta scorrere in basso per leggerli in ordine cronologico. Si scrive di FAMIGLIA (coppia, genitorialità, mediazione e affidamento), DISTURBI (ansia, attacchi di panico, depressione, ecc.), QUALITA' DELLA VITA (autostima, assertività, gestione dei conflitti, ecc.).
Per avere notizie su di me e sul mio modo di concepire e praticare la psicoterapia è sufficiente cliccare su "informazioni generali". Buona navigazione.

Designed by SWM - Realizzazione siti web