di Loredana Armento,
co-conduttrice insieme a Simona Marzano nel Corso per Genitori.
Psicologa, psicoterapeuta, esperta in sostegno alla genitorialità, Consulente Tecnico di Ufficio del Tribunale per i Minorenni di Roma e del Tribunale Civile di Roma.
Psicologa, psicoterapeuta, esperta in sostegno alla genitorialità, Consulente Tecnico di Ufficio del Tribunale per i Minorenni di Roma e del Tribunale Civile di Roma.
Oggi parlare di adolescenti molto spesso equivale a
parlare di disagio. Di
frequente infatti alcune condotte, apparentemente indecifrabili, vengono da noi adulti interpretate come qualcosa di
inspiegabile, di strano, di patologico. In realtà proprio quelle condotte adolescenziali così curiose
sono profondamente significative
delle difficoltà che i giovani incontrano nel loro percorso verso l'età adulta. Diventare grandi è un compito difficile: ne siamo
testimoni noi che oggi siamo adulti,
ne sono indicativi le esigenze e le richieste degli adolescenti di cui ci occupiamo. Crescere quindi e maturare avviene anche attraverso
momenti di difficoltà, di crisi,
di disagio. Questo dato non è un allarme, ma piuttosto un invito a riflettere più intimamente sui bisogni degli
adolescenti e uno stimolo a gestire proprio insieme a loro quei momenti di disagio. Il disagio rappresenta la condizione esistenziale che
porta un individuo a mettersi in
discussione, è la manifestazione della fatica che l'adolescente deve compiere nell' affrontare i compiti, le tappe
evolutive che la società propone e richiede allo stesso tempo.
Ogni compito ha la funzione di "mettere alla prova" e di stimolare il ragazzo a superare positivamente la fase di sviluppo in cui si trova, preparandolo alle fasi successive.
Tra i principali compiti connessi all'età
adolescenziale consideriamo:
1.
Sapersi
adattare ai rapidi e rilevanti cambiamenti somatici.
2.
Accettare le
proprie spinte istintive e padroneggiarle secondo modalità
socialmente condivise.
socialmente condivise.
3.
Saper
instaurare e mantenere rapporti con i coetanei dello stesso sesso e
di sesso diverso.
di sesso diverso.
4.
Partecipare
a gruppi.
5.
Sviluppare indipendenza e
autonomia.
6.
Stabilire
un'interazione adeguata con le istituzioni sociali (scuola, mondo
del lavoro, contesto socio-politico).
del lavoro, contesto socio-politico).
7.
Operare
scelte relative a un proprio sistema di valori.
8.
Progettare
il proprio futuro.
E' bene, è sano che un
adolescente attraversi fasi di difficoltà e momenti di scoraggiamento, purché al suo fianco vi siano adulti sensibili, attenti
nel gestire e supportare tali
difficoltà.
Le manifestazioni di disagio
sono diverse e variabili in relazione alla natura e all'età dell'individuo.
Nei più
piccoli, all'incirca intorno ai dieci anni, possiamo riscontrare difficoltà nel ciclo sonno-veglia, alimentazione particolare e difficile,
scarso impegno e motivazione nei compiti di scuola, rapporti privilegiati con
un'unica figura di riferimento (o familiare
o scolastica o extrascolastica), rapporti conflittuali con fratelli o sorelle che rendono pesante il clima
familiare. Comportamenti estremamente vivaci in contesti che richiedono una
iniziale forma di disciplina, paure particolari slegate dalla
quotidianità del bambino, timidezza
esasperante, paura del buio fronteggiata solo attraverso la presenza di un adulto, utilizzo eccessivo di strumenti
informatici elettronici o della TV.
Nei più grandi, tra i dodici e i quindici anni, possiamo individuare
difficoltà legate allo sviluppo
fisico e sessuale, rapporti con i coetanei sporadici e caratterizzati da atteggiamenti di sottomissione o
di prevaricazione, relazioni difficili e alterate con i genitori, comportamenti aggressivi immotivati, scarso
o nullo rendimento scolastico, eccessiva
timidezza o insicurezza, utilizzo precoce di sostanze tossiche, quali tabacco o cannabis. È
bene ricordare che un adolescente impegnato a superare tali momenti non è un adolescente con comportamenti problematici
o a
rischio. È piuttosto un adolescente che si sta impegnando, che si sta esercitando a diventare un adulto equilibrato. II concetto di disagio è distinto e diverso dal
concetto di disadattamento che ìndica,
invece, una situazione in cui esiste maggiormente un problema di alterazioni comportamentali più simili
all'antisocialità e quindi alla patologia. Si riscontrano cioè condotte a rischio laddove le modalità utilizzate
siano disfunzionali o inappropriate
per l'età o per la propria salute, quali ad esempio bere, fumare, rapporti sessuali precoci, promiscui
e non protetti, cattive abitudini
alimentari, guida pericolosa, comportamenti aggressivi. Tali condotte divengono maggiormente disfunzionali
quanto più siano numerose ed
estremizzate. Dunque immaginiamo il
disagio giovanile in una dimensione dinamica, non come uno stato, ma come un processo, un percorso, una serie
combinata di difficoltà che deve essere
gestita mettendo a frutto le proprie risorse e le opportunità offerte dall'ambiente.
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