lunedì 12 ottobre 2015

LA DIPENDENZA AFFETTIVA






La coppia è una convenzione culturale delle società oppure una necessità intrinseca alla psicologia umana? Ha una base universale?
Una cosa è certa, in tutte le società della terra gli esseri umani tendono a vivere un certo periodo di tempo in coppia. Sembra che ognuno ne tragga dei vantaggi, affettivi o materiali.
La coppia tuttavia può essere un ambiente pericoloso in certe situazioni particolari. Si possono creare degli incastri tra tipologie di personalità che piuttosto che portare soddisfazione, provocano un malessere profondo da cui può essere difficile liberarsi.
In alcune circostanze gli investimenti nella coppia diventano dei legami indissolubili. Ognuno dei partner fa un progetto di vita che riguarda l’impegno e il contributo dell’altro. Quando la coppia si scinde i progetti comuni falliscono, sono destinati ad essere cancellati. Questo porta un cambiamento traumatico dell’immagine di sé nel futuro che si esprime in una vera e propria crisi d’identità. 


Per questo molto spesso, se non ci sono dei seri motivi che spingono alla separazione, coppie insoddisfatte preferiscono restare unite. La visione del proprio futuro rischierebbe altrimenti di essere distrutta dando la sensazione alla persona di non avere più una prospettiva.
L’identità personale inoltre può essere legata al ruolo sociale più che al proprio essere interiore. Il valore di sé è dato dal ruolo di moglie/marito, di madre/padre, di appartenente ad un certo nucleo familiare inserito esso stesso in un tessuto sociale. La perdita dei ruoli potrebbe lasciare un vuoto desolante.
Personalità forti e sicure reggono lo shock ammortizzandolo, per esempio chiudendosi in se stesse e auto rassicurandosi sul futuro, tollerando il dolore della perdita senza che questo inondi tutte le aree della propria vita. Oppure aprendosi alle persone care, socializzando i propri sentimenti, confrontandosi con l’esterno. Personalità fragili, che hanno sperimentato nella loro infanzia esperienze negative, restano aggrappate all’idea di coppia più che alla coppia reale e percepiscono il dolore per la separazione come qualcosa di pericoloso per la loro integrità.
In questi casi la coppia può innescare dei giochi simbiotici che portano ad una escalation di sofferenza e la definizione dei ruoli di carnefice e di vittima. Ruoli fissi o interscambiabili, in cui la violenza può essere di natura psicologica o fisica.
Stiamo parlando di dipendenza affettiva, tema molto trattato nei social, in tv, sui giornali,  e che sempre più spesso sembra essere la causa di femminicidi o familicidi.
La dipendenza è forte sia da parte del maltrattante che non può rinunciare in nessun modo alla sua vittima, tanto da toglierle la vita in casi estremi e togliersela lui stesso, sia da parte del maltrattato, che subisce un dominio crescente a cui si piega gradualmente.
La dipendenza del maltrattante è data spesso da certi tratti della sua personalità (cosìdetti narcisistici) in cui una patologia molto grave porta ad affermare il proprio potere sull’altro per nutrire l’idea grandiosa di sé, che passa anche attraverso l'annientamento della vittima.
Nel maltrattato la dipendenza è dovuta alla bassa autostima. La svalutazione di sé stesso rende accettabile le umiliazioni. Le rende comprensibili e giustificabili.
Mentre la cura della personalità narcisistica è più difficile da attuare perché difficilmente si ha consapevolezza del proprio disagio (piuttosto si tende a colpevolizzare l’altro), la personalità debole può beneficiare di un supporto psicologico adeguato e del sostegno di un gruppo di autoaiuto, per recuperare o sviluppare ex novo il senso del proprio valore personale, recuperare la dignità e il rispetto di sé necessari per liberarsi definitivamente dalla dipendenza affettiva.

Simona Marzano

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